Che bello ieri accompagnare l’ex presidente uruguayano Pepe Mujica a visitare FICO. Lo abbiamo tutti (oltre 1700 presenti) ascoltato incantati.
La “pecora nera al potere” – come ama autodefinirsi, ci ha scritto anche un libro! – ha saputo emozionarci, dicendo cose importanti e davvero toccanti. Ho annotato qualche frase sparsa nell’emozione di ascoltare un grande “vecchio”:
- la cultura inizia con gli odori della cucina di casa;
- il cibo è sempre più standard: i bambini non sanno più che le galline hanno le piume;
- si disprezza il lavoro agricolo dimenticando che la nostra civiltà è nata dalla e sulla terra;
- dobbiamo lavorare e fare ricerca con, e non contro, la natura;
- se non cambiamo stile di vita ci attende un olocausto ecologico;
- sobrietà non vuol dire povertà;
- la felicità non si dà per decreto, dobbiamo conquistarla con il tempo libero e le relazioni affettive;
- vivere è il più grande miracolo che ci sia
È stato un continuo applauso, omaggio certamente al suo carisma, alla sua credibilità e verità, alla testimonianza della sua intera vita.
Mi (e vi) faccio però una domanda.
Dove siamo tutti il giorno dopo? Perché questi insegnamenti ci affascinano, li condividiamo, li applaudiamo e poi però la gran parte di noi non li mette in pratica? Cosa è questa dimenticanza collettiva di fronte alla necessità di un cambiamento che è sotto i nostri occhi? Andando via ieri sera ho abbracciato Pepe, gli ho detto grazie anche per le domande che mi sto facendo.