Fame, obesità, migrazioni: la soluzione del metaconsumo

L’11 ottobre l’Obesity Day ha acceso i riflettori su quello che è uno dei principali problemi di salute pubblica del mondo. Ieri, 16 ottobre, World Food Day, l’attenzione invece è per tutti coloro – e sono davvero troppi – che la sera si addormentano affamati: la Fao stima che siano l’11% della popolazione mondiale, circa 815 milioni di persone, per la prima volta in aumento dopo 10 anni. Una cifra senza precedenti nella storia dell’Umanità. E non basta: il Papa e la FAO ci hanno ricordato che  sono 240 milioni i migranti nel mondo: “il 40 per cento in più rispetto al 2000, una diaspora di fame, violenza, paura e spaesamento”.

Il fatto è che, anche se può sembrare una contraddizione, malnutrizione e obesità sono due lati della stessa medaglia. Il mondo è interconnesso.

I dati del Rapporto Osservasalute 2016 parlano chiaro. In Italia più di un terzo della popolazione adulta è in sovrappeso, mentre poco più di una persona su dieci è obesa; complessivamente, il 45.1% dei maggiorenni è in eccesso ponderale.

 

Una vera e propria epidemia. Per combatterla io propongo un neologismo, il metaconsumo. Il primo passo è ridurre i consumi della metà. Può sembrare troppo. In alcuni casi è perfino troppo poco. Pensiamo alle calorie alimentari a disposizione di un consumatore italiano: ne basterebbero, dipende dal consumatore naturalmente, 2300-2500. Si arriva invece a 4000: le calorie in più generano obesità e sprechi.

I consumi vanno ridotti, selezionati, scelti, consapevolmente e responsabilmente. Il che, ovviamente, non vale dove invece le quantità sono insufficienti: il riferimento è al miliardo di esseri umani sottonutriti o denutriti.

È una questione di equilibrio. Ridurre il consumo della metà dove è troppo abbondante, aumentarlo della metà dove invece è scarso.

Nella Giornata Mondiale dell’alimentazione, quindi, il miglior modo per celebrare il cibo è restituirgli tutto il suo valore. Come? Impegnandosi per prevenire la negazione del cibo, ovvero il suo spreco. Piccoli accorgimenti quotidiani possono realmente aiutarci a prevenire lo spreco domestico, che ci costa ogni giorno all’incirca 1 euro: pari a 145 kg di cibo gettato in casa ogni anno, per 6,9 euro la settimana e 360 euro circa ogni anno (dati campagna Sprecozero). Mentre le stime mondiali ci segnalano che 1,5 milioni di persone sono costrette a vivere con 1 dollaro al giorno.

“La prima regola, ripetuta come un mantra per ora inascoltato, è quella di non sprecare. E ciò vale tanto dove c’è abbondanza quanto dove c’è scarsità. Dobbiamo tornare a consumare per vivere (e non il contrario), per soddisfare i nostri gusti e bisogni senza eccedere dove c’è abbondanza” (pag 91-92, Il gusto per le cose giuste. Lettera alla generazione Z, Mondadori 2017).

Autore dell'articolo: Segreteria