Come convincere la generazione Z a non scappare dall’Italia

Generazione Z, giovani che non vedono il loro futuro. Tra questi molti decidono di lasciare l’Italia: Nel 2015 i cervelli in fuga sono stati 23 mila, +15% sul 2014 (dati riportati da questa inchiesta del Corriere della Sera). Tra gli expat con più di 24 anni, il 31% è laureato quando in Italia la media di chi ha un diploma universitario in tasca è meno della metà.

 

 

A salire sull’aereo sono quindi le menti brillanti.

“Sinceramente sono preoccupato perché oggi, nel mondo, ci sono più giovani che in qualsiasi altro momento della storia – 1,8 miliardi tra i 10 e i 24 anni – ma oltre 500 milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni vivono con meno di 2 dollari al giorno. E moltissimi di loro sono esclusi dai processi decisionali e sono sempre più esposti all’impatto e alle conseguenze delle crisi economiche, dei conflitti e dei cambiamenti climatici.Sono preoccupato quando leggo che i giovani dei Paesi che tempo fa definivamo sviluppati, per la prima volta in quasi settant’anni saranno più poveri dei loro genitori. Non perché guadagnare meno danaro sia necessariamente un fattore negativo, ma perché la povertà è una condizione che limita l’accesso ai beni vitali. La povertà economica porta non solo esclusione sociale ma anche ad altre povertà, come quella alimentare e quella educativa. Cioè proprio l’essenziale per vivere: cibo per lo stomaco e per la mente, appunto beni vitali, necessari” (pag 8, Il gusto per le cose giuste. Lettera alla generazione Z, Mondadori, 2017)

Come convincere la “generazione Mille euro” a non fare le valigie? Come indurli a restare nel loro paese per migliorarlo? Un problema così complesso non si risolve facilmente.

Il punto di partenza è rassicurare centennials e millennials sul fatto che anche in Italia hanno veramente la possibilità di giocarsi le proprie carte in maniera onesta e, se se lo meritano, che potranno anche vincere le loro battaglie quotidiane.

Soprattutto bisogna dimostrare ai nostri figli che noi “diversamente giovani” ci stiamo impegnando per sollevarli dalle conseguenze nefaste delle nostre scelte passate (e presenti). Invece di continuare a fargli la guerra sulle tasse, sulle pensioni, sulla natalità nella logica del “o noi o loro”, e ad evidenziare le presunte mancanze (“bamboccioni” è il termine più carino che la iGeneration si sente rivolgere…), noi della generazione X e baby boomer dovremmo rimboccarci le maniche per provare a sistemare i cocci che abbiamo rotto e colmare quel vuoto spaventoso che i ragazzi e le ragazze si vedono davanti quando provano a pensare al loro futuro.

Si tratta di provare a cambiare visione, di abbracciare assieme un nuovo approccio circolare, all’insegna dell’ecologia economica. È un paradigma completamente diverso da quello della pura crescita lineare, che punta sulla cura più che sullo sviluppo.

In sostanza dobbiamo aiutare la generazione Z a ritrovare la fiducia nel Paese, coinvolgendoli in una nuova strategia fondata sulla sostenibilità ecologica, economica e sociale, che gli permetta di riconquistare la fiducia in noi adulti.

Autore dell'articolo: Segreteria